Coacing Circle, lab coesivo

Coacing Circle, lab coesivo

Con Susan George, sperimentiamo l’attivazione dei livelli di ascolto fra le persone protagoniste delle azioni di quartiere. Susan propone un’esperienza ispirata dai principi del corso Ulab del Presencing Institute del MIT Cambridge. Il modello dei gruppi di aiuto reciproco (Coaching Circles) viene vissuto negli spazi di San Giovanni Battista. ì

Prendiamoci un minuto per parlare del lavoro di gruppo, dei gruppi di coaching (coaching circles), che vi consigliamo di formare. Di tutti gli elementi dello Ulab, il coaching circle è probabilmente quello più importante per aiutarvi a spostarvi dal concetto alla pratica, dall’idea all’azione. E la spina dorsale dei coaching circles è un processo che chiamiamo “case clinic”. Una persona propone un caso, e le altre quattro persone del gruppo sono i suoi aiutanti, o consulenti. Utilizzerete i principi della Teoria U per muovervi lungo il processo che descriveremo. Il case clinic permette ai partecipanti di re-inquadrare i problemi generando così nuovi modi di ar5ffrontarli. Così se avete formato un coaching circle, ogni settimana attraverserete questo processo col vostro gruppo aiutando chi porta il suo caso a trovare modalità più creative ed efficaci di gestire la propria sfida da leader. In ogni case clinic, ci sono tre ruoli: il primo è quello del presentatore del caso (case giver), poi vengono i coach, e poiché la persona che gestisce il processo, che tiene il tempo.

Siamo tutti di corsa, impegnati nelle troppe cose da fare. La nostra testa è così piena di rumori che raramente abbiamo il lusso di fermarci e di ascoltare la melodia dentro ognuno di noi. Talvolta questa melodia non è intonata, ma il rimedio è semplice: il silenzio, un silenzio voglioso, pregnante che ci permetta di essere aperti ai tanti timidi segnali di futuri diversi che vorrebbero emergere dentro di noi e fra di noi. La giornata inizia con questo lusso: dal fermarci un attimo, per sentire il piacere di un silenzio pieno di aspettative e di curiosità per i diversi tipi di ascolto, che sperimentiamo prima fra di noi e poi in rapporto con la società che è intorno.
Seguiamo la proposta U dal Ulab del Presencing Institute di MIT (Boston), scendendo la curva del lato sinistro, fermandoci di nuovo in fondo, e risalendo la parte destra, per “prototipare” delle proposte. In questo modo, cominceremo un percorso per diventare una comunità ancora più capace di realizzare, imparando ad apprendere.

Approfondimenti: Curvare il raggio per vedere che facciamo parte del sistema. I 4 livelli di ascolto.

Ascolto 1. Scaricare le informazioni (downloading): occuparsi di ciò che già si conosce … ascoltare attraverso la riconferma dei giudizi abituali “lo so già!”
Ascolto 2. Ascoltare i fatti. Dirigere l’attenzione verso fatti esterni, come fanno gli scienziati. Non si fermano alla vecchia interpretazione della realtà, ma lasciano che i dati parlino. Provano ad ascoltare i fatti anche se questi contraddicono le loro teorie e idee. Quello che manca a questo tipo di ascolto, tuttavia, è la complessità sociale. Questo avviene nell’ascolto 3.
Ascolto 3. Ascolto empatico. Permette alle persone di vedere la realtà dalla prospettiva di un’altra persona e sentire come questa si sente. Ciò non vuol dire che i due concordino, ma che sono capaci di riconoscere e rispettare la prospettiva dell’altro. Ascolto empatico significa vedere dal punto di vista di un altro portatore di interessi.
Ascolto 4. Ascolto generativo. Significa formare uno spazio di attenzione profonda che permetta l’emergere e il manifestarsi di una possibilità futura. E’ quello che fanno i grandi allenatori: ascoltano profondamente in un modo che permette alla persona di connettersi col suo emergente “Sé” futuro. A volte per spiegare questa capacità si usa l’esempio di un gruppo Jazz che è “nel flusso” (in the flow). Quando i singoli suonatori possono seguire l’insieme e contemporaneamente armonizzare il proprio strumento verso un modello che sta emergendo, sono capaci di creare insieme (co-create) qualcosa di nuovo.
Questi livelli di ascolto sono permeati dalla ricerca del Maestro Nan (grande esperto e intenditore del taoismo, confucianesimo, buddismo) che spiega che il vero problema del mondo è la riconciliazione fra mente e materia. Scharmer e Kaufer commentano che i primi due livelli di ascolto si basano sulla separazione fra mente e materia, mentre gli ultimi due livelli si integrano. Affermano che nella loro esperienza e nelle loro ricerche le persone di solito riconoscono che gli scambi ai quali sono abituati nelle loro organizzazioni sono di livello 1 e 2, mentre il loro auspicio sarebbe arrivare ai livelli 3 e 4.
Cfr. Leading from the emerging future. From Ego-System to Eco-System Economies, di Scharmer e Kaufer, Berrett Koehler, 2013, San Francisco. Dall’economia alla consapevolezza e viceversa: un approccio originale. S.E.George